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Sileri: “Non mi ricandido. Per fortuna non sono mai stato Elevato e non sono uno zombie”

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“Mio figlio Ludovico, che ha 3 anni, dice: papà va al ministero della bua. Vorrei che chi prendesse il mio posto dopo le elezioni, sapesse che questo serve: prendersi cura dei cittadini. Non mi ricandido, torno a fare il chirurgo al San Raffaele. Sto con Luigi Di Maio, che fa bene ad allearsi con il Pd, perché è necessario dovendo affrontare l’emergenza”. Pier Paolo Sileri, sottosegretario alla Sanità, ex grillino ora dimaiano, a Beppe Grillo che l’ha inserito nell’album degli zombie, replica: “Mai stato Elevato, mai stato più vivo”.  

Sileri, con la politica ha chiuso? 

“Con la politica non si chiude, fa parte della nostra vita quotidiana. Non mi ricandido in Parlamento. E’ una decisione che ho annunciato già a marzo del 2018, e cioè che avrei fatto solo questa legislatura. Ma non per questioni del limite di mandato, bensì per tornare al mio mestiere di chirurgo. Ho detto subito che tradivo il mio primo amore, la chirurgia, però sarei presto tornato da lei”.  

Ma come si sente uno ‘zombie’, che è il giudizio affibbiato da Beppe Grillo anche a lei?  

“Non m sono mai sentito Elevato, questo è certo. Ho scelto il governo Draghi e lo rifarei non una, ma due, tre, quattro volte… Non sono uno zombie, sono più che mai vivo e la ricandidatura non mi interessa”. 

Di Maio nelle liste del Pd, come lo vede? 

“Con Di Maio ci confrontiamo e ci capiamo. Ho ammirazione per lui e lo giudico una persona superiore alla media per intelligenza e capacità. Ha senso della nazione e le scelte che ha fatto negli ultimi mesi si sono mosse tutte in questa direzione”. 

Quindi bene la candidatura, comunque? 

“Non sono la persona adatta a dare un giudizio. Ritengo che chi fa le liste e gli incastri, saprà come mettere le persone giuste nel posto giusto. E poi il popolo valuta e sceglie”. 

Lei non si ricandida perché pensa che una stagione politica sia finita? 

“È stata una legislatura bizzarra, diciamo così: prima il Conte 1 giallo-verde, poi il Conte 2 giallo-rosso e infine Draghi. La pandemia è  arrivata senza preavviso, quindi la guerra in Ucraina, forse con qualche segnale in più. Per il futuro mi auguro ci sia più stabilità. Da cittadino vorrei che il meccanismo elettorale fosse rivisto. La democrazia è semplicità”. 

Tuttavia è positivo allearsi con Pd e Azione da parte del partito di Di Maio? 

“Siamo davanti a una serie di emergenze e perciò servono alleanze ampie con una visione comune. Quando si insediò il Conte 2, feci un appello in aula: uniamoci e cerchiamo soluzioni per affrontare la pandemia. Si vince insieme. Se in queste elezioni vincerà la destra come i sondaggi dicono, ebbene ascolti la sinistra e viceversa. È doveroso in un momento straordinario come quello che stiamo vivendo. Lo straordinario richiede regole inusuali, perché lo schema di gioco è ignoto e il gioco non lo detti tu, ma la straordinarietà delle situazioni “. 

Deluso da Giuseppe Conte e dal Movimento5Stelle? 

“Con Conte ho avuto un buon rapporto quand’era premier, un dialogo schietto. Non ho condiviso con i 5Stelle l’idea di sfiduciare il governo: come avrei potuto non votare la fiducia a un governo di cui faccio parte? Prima di qualsiasi altra considerazione, viene l’istituzione. Sono stato leale al governo Conte e non avrei potuto non esserlo al governo Draghi”. 

Gestire la pandemia è stato difficile: cosa ha imparato? 

“È stata dura. Si è consolidato allora il rapporto con il ministro Roberto Speranza, nonostante la diversa formazione. Però credo che siano state fatte le scelte migliori. Ora ci sono alcuni adempimenti da ultimare. Ci tengo al tavolo sulla valorizzazione delle donne nella sanità dove sono poche le donne primario e ordinario. Mi piacerebbe che nel governo fosse come in ospedale quando si cambia il turno: un passaggio di consegne tra chi lascia e chi arriva nell’interesse dei cittadini”.

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