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Sergio Mattarella si approssima alla conclusione del mandato presidenziale, che avverrà il prossimo febbraio 2022. Quando sarà eletto il suo successore. Una scadenza che solleva un dibattito acceso, negli ambienti politici. Assai più che fra i cittadini. Per quanto negli ultimi mesi l’attenzione verso questo evento sia cresciuta sensibilmente. Interrogati su chi vorrebbero come “nuovo Presidente della Repubblica”, infatti, oltre 4 italiani su 10 interpellati da Demos per Repubblica, nelle scorse settimane, non sanno o non vogliono rispondere.
Si tratta di una componente minore, rispetto agli ultimi mesi, ma ancora estesa. Rispecchia, in parte, uno scarso grado di conoscenza, nei confronti di un evento importante, della nostra democrazia. Che, tuttavia, non coinvolge i cittadini, ma i loro “eletti”. Cioè, i parlamentari e i rappresentanti delle Regioni.
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Tuttavia, l’attenzione pubblica, al proposito, è destinata a crescere rapidamente. Perché il tema occuperà il centro del confronto politico e mediatico. Peraltro, il ruolo e la visibilità del Presidente sono divenuti più rilevanti da quando, nell’ultimo anno, Mattarella ha contribuito, in modo determinante, alla scelta di Mario Draghi a capo del governo. Tanto più in questa “stagione pandemica”. Affrontata da un governo a maggioranza “quasi” unanime. Così, si è affermata una sorta di “bi-presidenzialismo di fatto”. Guidato da Mario Draghi, con il sostegno costante di Sergio Mattarella. Di fronte al Parlamento. E ai cittadini.
Anche per questa ragione il grado di fiducia verso il Presidente della Repubblica nel 2021 si è mantenuto su livelli molto elevati. Costantemente superiori (anche di molto) al 60%. Come il consenso nei confronti di Draghi. Il binomio Draghi-Mattarella, peraltro, si conferma in testa alle preferenze degli italiani, riguardo al “Presidente che verrà”. Davanti a tutti è Draghi, indicato dal 16% degli italiani intervistati (da Demos), in crescita di 3 punti negli ultimi mesi.
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Questi cittadini vorrebbero che Draghi proseguisse il suo mandato di Presidente. Passando da Palazzo Chigi al Quirinale. Mentre il 10% degli italiani auspica un secondo mandato per Mattarella. Tuttavia, la vera novità è costituita dalla ri-salita di Silvio Berlusconi, che, nelle preferenze degli elettori, raggiunge il 9%. E appare, così, l’unica alternativa a Draghi. Si tratta, peraltro, di una candidatura con un’evidente connotazione “politica”. Anche sul piano elettorale.
È, infatti, condivisa da una “relativa” maggioranza di elettori di Centro-Destra. In particolare, della Lega e, ovviamente, di Forza Italia. Mentre nella base dei Fd’I gli viene preferito Draghi. Verso il quale appare larga e indiscussa la scelta del Centro-Sinistra. Fra chi vota PD e M5S. Rispetto a Berlusconi, Draghi dispone di un sostegno trasversale. Praticamente uguale, fra i sostenitori della Lega. Non molto più basso fra quelli dei Fd’I.
A differenza di Draghi, dunque, la candidatura di Berlusconi appare molto più “divisiva”. E, di conseguenza, molto meno (comunque, poco) “condivisa”. Com’era prevedibile, visto che Berlusconi, negli ultimi vent’anni, ha costituito un “riferimento” alternativo, quasi “un muro”, per il sistema politico italiano. Mentre Draghi appare un “riferimento comune” per una larga maggioranza politica. Dei partiti e, prima ancora, degli italiani.
Dietro a Draghi, Berlusconi e Mattarella, gli italiani non vedono altri candidati realmente credibili. Anche Giuseppe Conte, che, in precedenza, veniva indicato da una componente di elettori limitata, ma significativa, oggi raccoglie una quota di preferenze residuale (2%). Che appare rilevante solo nella base del M5S. Presso la quale, come si è visto, è, peraltro, superato da Draghi. Infine, a chiudere la lista dei “papabili”, secondo gli elettori, vi sono Emma Bonino e Paolo Gentiloni. Nel caso di Gentiloni, è una conferma dell’attenzione verso un leader capace di raccogliere consensi perché “impopulista”, come ho scritto in precedenti occasioni. E, per questo, più “popolare”, rispetto ad altri. Il favore per Gentiloni, fra gli elettori del PD, in particolare, sale al 6%.
È prevedibile che l’attenzione dell’Opinione Pubblica verso questa scadenza aumenti, rapidamente, nelle prossime settimane. D’altra parte, come si è detto, il ruolo del Presidente della Repubblica è cresciuto notevolmente, negli ultimi anni. E negli ultimi mesi. “Insieme” all’importanza assunta dal Presidente del Consiglio. Una sorta di “tandem”, come ha osservato Mauro Calise.
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Ilvo Diamanti
05 Ottobre 2021
Per questo è importante capire e verificare cosa avverrà, nel prossimo futuro. Quando questo “bi-presidenzialismo di fatto” dovrà, necessariamente, “dividersi”. Perché non ha fondamento costituzionale e giuridico. È, invece, improntato e ispirato da uno “Stato di emergenza”. E di “necessità”. Che deve ricostruire uno “Stato di normalità”, per affrontare e risolvere le sfide poste in questi tempi “eccezionali”.