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Spese militari, l’ira del Pd per lo strappo di M5S: “Conte trasformista”

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Nessuna neutralità. Nello scontro tra Mario Draghi e Giuseppe Conte, i parlamentari del Pd stanno con il presidente del Consiglio. Senza se e senza ma. In gioco, nella diatriba sulle spese militari, c’è la collocazione internazionale dell’Italia, la sua credibilità in Europa e nel mondo, che il capo dei Cinquestelle rischia di compromettere per meri calcoli di bottega. Una deriva che le truppe democratiche non intendono avallare. Il che non significa (ancora) mettere in discussione l’alleanza. Ma con un’avvertenza: se l’avvocato dovesse insistere, rompendo l’unità nazionale, le strade saranno destinate inevitabilmente a separarsi.

Spese militari, Conte gela Draghi. Maggioranza a rischio sull’aumento

di
Matteo Pucciarelli

30 Marzo 2022

L’affondo di Letta

Il primo a essere preoccupato è Enrico Letta che aspetta a lungo prima di lanciare un avvertimento chiaro: L’ Italia lascerebbe sbigottito il mondo se si aprisse ora una crisi di governo. Sarebbe dannosa per noi e tremendamente negativa per il processo di pace, per chi soffre per via della guerra. Noi lavoriamo con impegno per evitarla”.  Del resto i malumori interni al Pd non gli lasciavano via d’uscita. Lo scontro tra Conte e Draghi ha fatto esplodere la rabbia e l’ imbarazzo covati dal corpaccione dem verso l’alleato. Accusato di “inseguire Di Battista”, di “fare propaganda”, addirittura di “trasformismo”. E se perfino al Nazareno sfugge una frecciata – “Questo è il tempo della politica adulta, basta con le rincorse al consenso dell’ultim’ora” – significa che la pazienza è quasi giunta al colmo.

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La rivolta dei parlamentari

“C’è già Putin a creare fibrillazioni, non c’era bisogno che ci si mettesse pure Conte”, sbotta Lia Quartapelle, responsabile Esteri del Pd. “Bene discutere, rivedere insieme gli obiettivi per arrivare a una vera difesa comune europea, ma chiedere di tornare sugli impegni presi da ogni governo dal 2014 a oggi davvero non si spiega”. Perché va bene tutto, “sono note le difficoltà interne al Movimento, soprattutto a palazzo Madama”, spiega la deputata milanese, “ma sulla politica estera non si scherza”. Altrimenti “rischiamo una figuraccia internazionale”, completa il ragionamento Andrea Romano, “di accreditare la caricatura di un’Italia che cambia idea a seconda di come gira il vento”. Tanto più inconcepibile perché ad alimentarla è “un ex presidente del Consiglio, da cui ci si aspetterebbe una maggiore consapevolezza del ruolo, non che si comporti come un Di Battista qualsiasi”.  E per che cosa poi? “Per regolare i conti dentro il Movimento e vincere la sfida per la leadership con Di Maio: usa la guerra per questo, il che ne dimostra la piccineria”, rincara un collega, dietro garanzia di anonimato.

I dubbi su Conte

Tra il Transatlantico di Montecitorio e la bouvette del Senato la compagine democratica ribolle. “Conte è un trasformista che muta posizione a seconda della convenienza del momento. La presunta “corsa al riarmo” è solo un pretesto, non c’entra assolutamente nulla col merito della questione”, attacca Matteo Orfini. “Stiamo parlando di uno che fa la foto con Salvini quando approva i decreti sicurezza e poi però li supera perché nel frattempo è cambiata la maggioranza. Uno che da premier, quando non c’era la guerra, ha alzato le spese militari e adesso che c’è la guerra chiede di non farlo più. Non c’è nessun valore o principio pacifista a muoverlo”. Non si capacita, l’ex presidente del Pd: “In una fase come questa mettere in dubbio l’ancoraggio alla Nato e la stabilità del governo, tra l’altro per una posizione strumentale, ti dà l’idea di un soggetto politico totalmente inaffidabile. Se il nuovo corso dei 5Stelle è questo faccio fatica a pensare che la coalizione si possa tenere insieme”. Scorrendo le agenzie, l’ex ministra Marianna Madia sgrana gli occhi: “Conte ha appena detto che non farà passi indietro. Ma di quali passi indietro parla, se gli investimenti per la Difesa li ha aumentati lui più di tutti? Mi pare confuso”.

Schierati con Draghi

A palazzo Madama, il clima è ancora più teso. Il duello con i senatori grillini in commissione Esteri ha lasciato scorie difficili da smaltire. Segnando una distanza che è bene rimarcare, affinché sia chiaro da che parte sta il Pd. “Sulla necessità che l’Italia mantenga gli impegni internazionali, espressa dal presidente Draghi, non c’è discussione”, taglia corto Luigi Zanda. “Non solo perché l’onore di una nazione si misura dalla sua capacità di rispettare la parola data, ma anche perché l’aggressione della Russia di Putin all’Ucraina sta a dimostrare quanto attuali e rilevanti siano diventati oggi i rischi per la sicurezza europea e quindi anche nazionale”. Perciò Conte farebbe bene a tornare nei ranghi: per non minare gli interessi del Paese, più che quelli del centrosinistra. “In questo momento non sono in gioco le alleanze politiche”, aggiunge infatti Zanda, “quanto il rapporto del M5S con la collocazione dell’Italia all’interno dell’alleanza atlantica e con le ragioni su cui si fonda il patto di governo, che Draghi ha ricordato di voler mantenere inalterate”. Chiaro il concetto: oltre a essere il più europeista e atlantista dei leader, Letta è anche il più convinto sostenitore del premier, dunque la sua scelta di campo l’ha già fatta.

Il nodo alleanze con il M5S

Un nodo che sta venendo al pettine “Se nel M5s prevalesse una linea alla Di Battista il dialogo con il Pd si esaurirebbe”, avverte Andrea Marcucci. “Se sulla politica estera, addirittura in presenza di una guerra, non c’è omogeneità di vedute, sarà complicato continuare a garantire una corsia preferenziale all’alleanza con loro”, aggiunge il senatore Salvatore Margiotta, grato “al mio segretario per la giusta linea che sta tenendo e che ha ricompattato il partito. E se persino al franceschiano Franco Mirabelli pare “evidente che c’è un problema, i 5S hanno bisogno di rilanciare il loro profilo, ma non trovo giusto farlo con un’operazione demagogica che terremota il governo, spero che alla fine prevalga il buon senso”, significa che il famoso campo largo sta perdendo pezzi. E ogni giorno che passa diventa più difficile ricostruirlo.

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