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Spreco alimentare, l’Italia peggiora: buttiamo 7 etti di cibo a settimana, un valore di 9 miliardi all’anno

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Quella pesca che ha viaggiato nelle celle frigorifere e una volta portata a casa è già marcita, la foglia di insalata che annerisce, il pane fresco che si secca, l’aglio che germoglia e si crede faccia male, la carota che si invecchia e raggrinzisce. Ogni settimana nel secchio dell’umido finiscono 674,2 grammi di cibo. Uno spreco alimentare domestico che detto così può sembrare anche poco ma che vale, a livello nazionale, 9,2 miliardi l’anno. Solo di alimenti. A questo costo, già altissimo, bisogna aggiungere gli sprechi nascosti nei prodotti che gettiamo via: 6,4 miliardi di energia, sei volte in più rispetto a due anni fa, e 749,7 miliardi di litri d’acqua l’anno. Quando si svuota il frigo per riempire le buste della spazzatura, insomma, non si sta gettando solo parte della spesa, ma anche chilowattore e soldi di bollette, ora più che mai. 

“Il report è un G9 dello spreco”

I dati arrivano dalla survey globale sul rapporto tra cibo e spreco condotto in nove Paesi del mondo dall’Osservatorio Waste Watcher e promosso dalla campagna Spreco Zero di Last minute market con il monitoraggio Ipsos. “Il nuovo report internazionale vale come un G9 dello spreco – spiega il direttore scientifico di Waste watcher international Andrea Segrè – Un tracciamento che permette di comporre la mappa degli stili di vita in tavola e capire come promuovere la sostenibilità alimentare”.

Sudafrica e Giappone i più virtuosi

Da questa carta geografica dei comportamenti in cucina si scopre che in Europa la Francia fa meglio di noi, buttando via “solo” 634 grammi di cibo a settimana; la Germania e il Regno Unito peggio, con 892 e 859 grammi di alimenti che finiscono nel cestino. A livello globale sono Sudafrica e Giappone i più virtuosi: nelle loro case si spreca la metà rispetto all’Italia. Incorreggibili gli Stati Uniti: ogni americano butta 1.338 grammi a settimana.

Frutta, insalata, pane nella hit dei cibi buttati via

Nella hit nefasta del cibo che finisce nella spazzatura di un italiano la frutta è al primo posto, segue l’insalata, il pane fresco, i tuberi, l’aglio, le cipolle e le verdure. Il calendario dice invece che è l’estate a renderci più spreco. E il grosso dello sperpero si fa a casa, non nei supermercati. Ma perché si butta via così tanto? “In realtà neanche ce ne accorgiamo – spiega Segrè – Ma se sommiamo la lista degli sbagli ecco emergere lo spreco: non facciamo la lista della spesa e programmiamo male acquisti e dieta, non sappiamo che i ripiani del frigo hanno temperature diverse, abusiamo delle offerte della grande distribuzione e se su tre prodotti il terzo è gratis non ci preoccupiamo di gettarlo, al ristorante non usiamo il family bag per consumare a casa il pasto già pagato ma non finito. Il cibo per noi ha perso valore”. Eppure, oggi, il problema alimentare si pone clamorosamente sia nel troppo poco (gli affamati nel mondo sono 850 milioni, in Italia sono 6 milioni i poveri) che nel troppo. C’è una questione economica, certo, ma anche una etica e una ambientale.

“Educazione alimentare sin dalle elementari”

“Sono anni che proviamo a incalzare le istituzioni e il governo sul tema dello spreco alimentare, della sostenibilità in tavola e dei miliardi sperperati. Mi appello al nuovo esecutivo – dice il prof, ordinario a Bologna – Ne tenga conto: contrasti il fenomeno e faccio passare messaggi anti-spreco ai consumatori”. “Dobbiamo – conclude Segrè – promuovere l’educazione alimentare già nelle scuole primarie per insegnare ai bambini e alle loro famiglie il valore del cibo e l’impatto economico e ambientale degli sprechi. E fare attenzione negli acquisti a comperare solo ciò che effettivamente serve, leggere bene le scadenze, imparare la conservazione in frigo e in freezer, cucinare gli avanzi. Sono cose banali, che non dovremmo più dire, ma fare e basta. Ora ne abbiamo tutta l’urgenza”.

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