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Sul treno, in albergo, al mare: come salvare la vacanza evitando Omicron

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Le norme contro il Covid sono ormai ridotte al minimo. Anche dove la mascherina è rimasta obbligatoria, i controlli sono inefficaci. «Proteggersi dal virus resta una scelta individuale. Chi vuole evitare il contagio ha gli strumenti per farlo, o almeno per ridurre i rischi. Penso a mascherina e quarta dose». Carlo Signorelli insegna Igiene e Sanità pubblica al San Raffaele di Milano. È al mare: sulla spiaggia senza mascherina. «Perché all’aperto il rischio di contagio è minimo». Il sole poi è nemico del virus, che somiglia un po’ a Dracula. O infetta un organismo, e in quel caso prospera, o non trova condizioni vivibili nell’ambiente esterno. Può solo sopravvivere per alcune ore, per questo si dice che il tempo è un grande disinfettante degli oggetti intorno a noi.

Il virus che ama le vacanze
Più che nelle due estati passate, quest’anno il turismo sta tornando vivace. La ripresa dei viaggi però coincide con quello che per Signorelli è «il virus forse più contagioso che abbiamo mai visto». Con Omicron 5 una persona positiva è in grado di infettarne altre 10-15. «Abbiamo un milione di contagiati ufficiali al momento in Italia, con tutto quel che comporta per l’economia. Eppure il Covid è stato derubricato. Sembra che la pandemia non preoccupi più. A usare la prudenza è rimasta solo una minoranza» osserva perplesso Signorelli. «È vero che la nuova variante causa meno polmoniti e casi gravi di insufficienza respiratoria. È vero anche che per i giovani vaccinati ammalarsi seriamente è un evento raro. Ma nella migliore delle ipotesi l’infezione costringe a chiudersi in casa per una o più spesso due settimane» dice l’igienista.

Vacanze all’aria aperta
I luoghi chiusi, quando si va in vacanza con molto Covid in circolazione, «andrebbero evitati il più possibile». Ormai l’abbiamo imparato: bar, ristoranti e locali da ballo affollati e chiusi fra quattro mura sono punti di innesco di focolai che possono raggiungere anche le decine di contagi, soprattutto con la nuova variante.

Da soli con la mascherina
«Se all’aperto è raro contagiarsi, nei luoghi chiusi in cui ci si trova a meno di due metri è necessaria la Ffp2. La mascherina non è una punizione, ma una protezione» spiega Signorelli. Il ristorante può essere facilmente scelto all’aperto. I mezzi di trasporto invece sono difficili da evitare. «Una grande stazione come quella centrale a Milano può essere assimilata a un luogo aperto. Anche un aeroporto, con i suoi soffitti alti, se si mantengono le distanze dagli altri passeggeri». Ma quando si sale a bordo di treni, bus, aerei o traghetti è fin troppo facile trovarsi a stretto contatto con gli altri passeggeri, che spesso e volentieri non rispettano più l’obbligo di coprirsi il viso.

«Dobbiamo abituarci a pensare in termini di rischio e probabilità» invita allora l’esperto. «La mascherina Ffp2 blocca in teoria il 95% dei virus che potrebbero essere attorno a noi. Quando tutti la indossano, lo scudo è doppio. Chi è positivo non diffonde il virus e chi è negativo non lo respira». Se invece a portarla siamo soli, la barriera non è più insuperabile. In quel 5% di margine di fallacia delle Ffp2 Omicron 5 potrebbe pur sempre insinuarsi, ma si tratta di una probabilità bassa. «Su un treno affollato dove gli altri passeggeri hanno bocca e naso scoperti corriamo qualche rischio in più. Ma una mascherina ben indossata, nuova e stretta sul naso resta un’ottima barriera». Le Ffp2 in fondo «sono presidi ospedalieri, usati comunemente dai medici a contatto con i pazienti infetti» ricorda l’igienista. Di loro ci si può fidare. Le chirurgiche hanno invece il difetto, tra gli altri, di non aderire al viso. Fanno entrare aria (ed eventualmente virus) dalle estremità quando inspiriamo.

Il dilemma dello snack
Sui mezzi di trasporto affollati, ormai è chiaro, la mascherina riduce il rischio. Ma tenerla dalla partenza all’arrivo può essere duro. «Portarla per lunghe ore non dà problemi alla salute. Per mangiare o bere però va tolta, e lì si va incontro inevitabilmente a un rischio» ammette Signorelli. «Negli aerei, dove i sistemi di aerazione garantiscono molti ricambi all’ora, possiamo sentirci relativamente tranquilli. Anche i treni ad alta velocità hanno spesso buoni impianti. I regionali o gli autobus possono invece essere insidiosi». Finché fame e sete lo permettono, è più sicuro rinunciare allo snack di bordo o al panino portato da casa.
I test fai da te e il codice penale

L’autodiagnosi con i test fai da te è diventata un’abitudine. Anche se i tamponi da usare a casa non hanno valore ufficiale, Signorelli ricorda una norma menzionata soprattutto con l’Hiv, ma valida anche per il coronavirus: «Chi sa di essere positivo, ma per non rinunciare alle vacanze, ad esempio, non rispetta l’isolamento e contagia qualcun altro compie un reato punito dal codice penale».

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