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ROMA – Cinquantamila casi a Capodanno. È questo il calcolo allarmante che circola nel governo. Cinquantamila positivi entro la fine dell’anno, se davvero l’Omicron continuerà a correre al ritmo di un raddoppio ogni due giorni. Ed è proprio questo spettro che ha convinto ieri Mario Draghi – dopo un rapido giro di contatti con i capi delegazione dell’esecutivo – a convocare per il 23 dicembre la cabina di regia. L’incontro servirà a valutare i dati più aggiornati sulla diffusione del virus. E a pianificare ulteriori interventi. Sembra assai probabile una stretta dopo Natale, a partire da un divieto nazionale di feste, concerti, assembramenti di piazza per l’ultimo giorno dell’anno. Il bando, in realtà, potrebbe essere esteso anche agli altri giorni festivi fino all’Epifania. E verrebbe accompagnato anche da una raccomandazione – se non addirittura da una norma – che punta a contenere il numero di commensali durante cenoni e occasioni conviviali.
Bisogna accettare un dato scomodo, ma che è ormai realtà: in queste ore ogni scenario, incluso il più drastico, è sul tavolo del governo. Se l’Olanda ha già annunciato il lockdown – e la Gran Bretagna si prepara a fare lo stesso – anche l’Italia ha il dovere di valutare ogni opzione. E intervenire rapidamente, proprio per evitare le strette più estreme. I numeri, d’altra parte, parlano da soli.
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La curva segnava ieri 28.064 casi, con un tasso di positività al 4%. Negli ultimi sette giorni l’incremento dei contagiati è stato del 41%. A questo ritmo, si arriverebbe a 45 mila contagi medi nell’ultima settimana dell’anno. Ma siccome il peso della variante aumenta, è probabile che si superi quota cinquantamila.
La Omicron inizia insomma a farsi sentire. Domani il ministero della Salute effettuerà una nuova flash-survey, vale a dire un campionamento in tutte e venti le regioni. I risultati arriveranno mercoledì e potrebbero indicare una presenza del nuovo ceppo tra il 10 e il 20%. L’altro dato da analizzare è quello atteso a metà della prossima settimana dal Regno Unito e riguarda le ospedalizzazioni: la Omicron è davvero meno aggressiva? L’unica cosa nota, al momento, è che nel nostro Paese salgono i positivi, ma cala a 1,13 l’Rt (cioé l’indice del contagio) dei sintomatici.
Con questi numeri in mano, Draghi sceglierà giovedì come affrontare il periodo di Natale. Difficile che l’intervento possa entrare in vigore prima del 25 dicembre, visti i tempi strettissimi. Probabile invece che agisca sui festivi successivi, con un occhio speciale rivolto al 31 dicembre e al primo gennaio. Molti sindaci stanno già vietando concerti ed eventi pubblici, ma l’esecutivo potrebbe estendere la regola all’intero territorio nazionale, bloccando anche le feste aperte al pubblico, gli assembramenti di piazza e ogni altre possibile occasione di contagio. Ma non basta. Il governo potrebbe imporre l’obbligo di mascherine all’aperto e chiedere che per accedere ai locali ad alta “densità” – discoteche in testa – non basti la vaccinazione, ma serva comunque un test. Lo stesso potrebbe valere per teatri, cinema e altri eventi – come suggerito nei giorni scorsi dal coordinatore del Cts Franco Locatelli – ma non mancano i dubbi nel governo: è evidente che la misura avrebbe per i gestori costi altissimi, forse insostenibili. Assai più difficile, anche se non ancora da escludere, l’idea di un coprifuoco notturno dalle 23 per le festività.
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La vera svolta, però, dovrebbe riguardare il mese di gennaio. Draghi infatti dovrà decidere anche su altre opzioni sul tavolo, a partire dall’estensione del Super Green Pass per i trasporti a lunga percorrenza. Probabile anche l’obbligo vaccinale per i dipendenti della pubblica amministrazione e per alcuni lavoratori del privato a contatto con il pubblico. I non vaccinati sarebbero quindi costretti a immunizzarsi, pena la sospensione dal lavoro. Resta inoltre in piedi la riflessione sulle scuole, in questa fase epicentro della pandemia. Alcuni sindaci hanno chiesto di allargare il Green Pass alle scuole. Roberto Speranza e Patrizio Bianchi sono pronti a ragionarci, assieme al resto dell’esecutivo, pur consapevoli della difficoltà di una misura che imporrebbe agli studenti non vaccinati più di un tampone a settimana.