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Timmermans: “Lega, Fpö e Wilders insieme per spaccare l’Ue. Sono amici di Putin”

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BRUXELLES – «Quando l’Italia era in difficoltà per la pandemia, Wilders diceva: non un euro all’Italia. E ora lui e Salvini sono amici?». Mentre l’estrema destra avanza pericolosamente in Europa, la sponda più entusiastica di questa deriva nel nostro Paese è il capo della Lega, Matteo Salvini. Che domenica prossima riunirà a Pontida i leader reazionari, antieuropei e putiniani del Vecchio Continente.

Frans Timmermans, leader dell’alleanza rosso-verde in Olanda ed ex vicepresidente della Commissione europea mette in guardia: «Ci troviamo dinanzi ad un vero pericolo. L’Europa ha davanti a sé una sfida esistenziale. Wilders viene in Italia ma lui vuole spaccare l’Ue, il suo è un pensiero nazionalista e di certo non aiuterà l’Italia se fosse necessario».

La destra, intanto, è avanzata anche in Austria. Salvini ha definito “amici” pure gli esponenti dell’Fpö.

«Non dimentichiamo che quel partito è stato fondato da due ufficiali delle SS. La scorsa settimana hanno intonato ad una cerimonia una canzone nazista. Queste sono le loro origini. E, ancora più importante per l’Europa di oggi, sono amici di Putin. Ricordiamo tutti Salvini che indossava quella maglia con la faccia del presidente russo. Dunque capisco che sono i suoi amici. Lo stesso vale per Wilders che sventolava la bandiera russa. Ora lo nasconde ma è così. Noi però dobbiamo difenderci da Putin, non può vincere in Ucraina. È una questione esistenziale per l’Ue».

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Lei non vede il rischio che le vittorie elettorali come quelle di Wilders in Olanda, dell’Fpö in Austria e della destra in Italia distruggano l’Unione europea e ci facciano tornare indietro a un sistema antidemocratico?

«Per questo la guerra in Ucraina ha un’importanza che va oltre la stessa Ucraina. Se vince Putin, vince anche questo pensiero secondo cui la democrazia e lo stato di diritto non hanno futuro. È un pericolo per cittadini e per le libertà. Le autocrazie non possono accettare una società aperta. E provocano disastri. Anche sul piano economico. Guardiamo all’Ungheria: Orbán è diventato ricchissimo ma il suo paese è povero. È fondamentale difendere lo stato di diritto, le libertà personali, i diritti delle donne. Loro guardano al passato, noi al futuro».

Anche in Olanda?

«Certo, nel governo stanno facendo un casino incredibile. Ogni giorno c’è un problema, ogni giorno fanno qualcosa di inaccettabile. Anche chi ha votato Wilders comincia a capire che non sono in grado di governare un paese complicato come il mio».

Questo capita ovunque. La destra radicale, anche in Italia, messa alla prova del governo deve ritrattare tutte le promesse elettorali.

«Sì ma nello stesso tempo trovano una scusa per dire che non è colpa loro. È colpa dei migranti, di Bruxelles, dei tedeschi, dei profughi. C’è sempre un altro colpevole. Ma dobbiamo stare molto attenti: la cosa più importante per loro è essere rieletti, non è la democrazia. E allora la stampa deve essere controllata, inventano un altro problema gigantesco per confondere l’opinione pubblica e scappare dalla realtà senza affrontare i problemi veri: la povertà, la scuola, la sanità, l’industria, l’economia».

Tra poco più di un mese si vota negli Stati Uniti. L’eventuale vittoria di Trump potrebbe dare ancora più ossigeno a questa destra?

«Una vittoria di Trump darebbe fiato all’autocrazia. Già in campagna elettorale sta attaccando lo stato di diritto ogni giorno. Purtroppo questo problema ci accompagnerà per almeno 10-15 anni. Sto parlando di una corrente di pensiero nella società che attraversa tutti i continenti. La vediamo in America e in Europa ma anche in Asia. Questa è la mia paura. Colgo un’attrazione per gli uomini forti. È una tendenza da fermare. Noi europei non possiamo dimenticare la nostra storia. Non esiste sistema migliore della democrazia basata sullo stato di diritto. Noi politici e voi giornalisti abbiamo una responsabilità pedagogica su questo punto».

In questo contesto, la nuova Commissione europea le sembra adatta ad affrontare tutti questi problemi?

«Il lato positivo è che si concentra sull’industria del futuro, su quella della Difesa. Il lato negativo è che per la prima volta da 70 anni i socialisti non hanno un commissario con delega al sociale. Non capisco perché la delega del commissario Schmidt non sia rimasta. Non vedo chiaramente dove va la Commissione sullo stato di diritto. Non capisco chi ne ha veramente la responsabilità. C’è molta opacità sui ruoli. Alla fine l’unica responsabile è Ursula von der Leyen».

Insomma la presidente ha accentrato su di se troppi poteri?

«Ha organizzato la Commissione in modo tale da avere sempre il controllo al 100 per cento. Deciderà lei su tutto. Nella Commissione precedente non era così”.

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A Bruxelles si discute molto sul ruolo del commissario italiano, Raffaele Fitto, di Fratelli d’Italia. Il coinvolgimento del gruppo Conservatore Ecr le sembra un errore?

«Bisogna tenere conto della composizione dei governi nazionali. Non è un problema se c’è la volontà del commissario di accettare lo stato di diritto. Era così anche prima con il commissario polacco, ad esempio».

A Fitto, però, è stata assegnata la vicepresidenza esecutiva.

«Ma io credo che i vicepresidenti esecutivi di questa commissione non siano comparabili con quelli precedenti».

L’onda reazionaria sembra mettere in discussione il Green deal, la sua “creatura”.

«Fortunatamente Von der Leyen è stata chiara: le fondamenta del Green Deal non si toccano. Adesso l’unica questione è se siamo in grado di andare oltre e di procedere ancora più veloci sulla transizione energetica. Anche il rapporto di Mario Draghi ci offre questa analisi. Poi, certo, vedo anche io un’atmosfera politica diversa. Qualche preoccupazione in più ce l’ho su tutto quel che riguarda la tutela della natura e l’agricoltura».

E se ci fosse un passo indietro?

«Sarebbe stupido soprattutto dal punto di vista economico. Basta osservare quel che sta avvenendo in America o quello in atto in Cina o in Egitto. La transizione energetica è decisiva. Queste cose vanno ad una velocità incredibile, l’eolico, il fotovoltaico… È questa la vera rivoluzione. Non possiamo permetterci, da europei, di non farla anche noi, ad esempio sulle batterie. Con tutto quello che sta succedendo nel mondo noi dobbiamo stare attenti a non essere gli ultimi sulla via del cambiamento».

 

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