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Totoministri, le new entry e i sicuri. Berlusconi-Meloni, l’incontro del disgelo

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ROMA – La foto che sancisce la pace viene inviata nelle chat intorno alle 18: c’è Giorgia Meloni vestita di fucsia e sorridente, accanto a lei Silvio Berlusconi in abito scuro e con volto stanco, quasi rassegnato. In uno scatto l’essenza di un accordo politico che decolla, accompagnato dal comune impegno (ora ufficiale) ad andare insieme alle consultazioni al Quirinale, ma con stati d’animo opposti da parte dei protagonisti entrati in conflitto alla fine della settimana scorsa. La futura premier ricuce con l’anziano patriarca che riceve con cortesia già nel portone di via della Scrofa ma al quale, dopo oltre un’ora di faccia a faccia, non concede molto riguardo politico: a Forza Italia cinque ministeri e l’incarico di vicepremier per Antonio Tajani che va agli Esteri. Analoga carica, nell’esecutivo che potrebbe nascere a questo punto da qui a sette giorni, sarà del segretario leghista Matteo Salvini che prenderà le Infrastrutture. Ma Meloni respinge di nuovo la richiesta del leader di Fi di avere la Giustizia e fa muro anche su Sviluppo e Salute. I dirigenti azzurri discutono sino a tarda ora nella residenza del Cavaliere sull’Appia Antica, ma i nomi che restano in quota forzista sono quelli di Maria Elisabetta Casellati che – in alternativa al ministero di via Arenula – va alle Riforme, di Alessandro Cattaneo (Transizione ecologica o Pubblica amministrazione), Gilberto Pichetto Fratin (una delle due precedenti deleghe). Il volto nuovo proposto da Berlusconi è quello della deputata Gloria Saccani Jotti, che contende ad Anna Maria Bernini l’Università. Intesa non chiusa, perché Fi fino all’ultimo chiede un ministero in più, per avere un trattamento pari a quello della Lega. Ma a questo punto sembrano dettagli. Alla Salute andrà con molte probabilità un nome gradito a FdI, il rettore di Tor Vergata Orazio Schillaci. Per il resto Meloni si appresta a far entrare nella sua squadra alcuni fedelissimi (Guido Crosetto allo Sviluppo, Adolfo Urso alla Difesa, Raffaele Fitto agli Affari Europei, Giovanbattista Fazzolari come sottosegretario alla Presidenza) e lascia alla Lega – che nel voto dei presidenti delle Camere ha mostrato fedeltà – una presenza rilevante: oltre a Salvini alle Infrastrutture, Giancarlo Giorgetti all’Economia, Gian Marco Centinaio all’Agricoltura, Roberto Calderoli alle Autonomie, un tecnico vicino a Salvini (il prefetto di Roma Matteo Piantedosi) all’Interno e un altro esponente per la Famiglia (la più quotata è Simona Baldassarre).

Forza Italia, con Ronzulli e i suoi costretti a un passo indietro, finisce per abbozzare: fa parte del club, insomma, ma senza entusiasmo. Il fondatore del centrodestra non nasconde a chi gli sta vicino il disappunto reso plastico anche dalla sua discesa a Canossa: in via della Scrofa, ricorda Ignazio La Russa, il Cavaliere era andato solo quando ancora non faceva politica, quando c’era il Movimento sociale. È la seconda volta di una sua “trasferta”: la prima fu al Nazareno da Matteo Renzi, il 18 gennaio 2014. E il cambio di location, rispetto ad Arcore o Villa Grande, si fa sentire. Lo raccontano le facce, prima che le note ufficiali, lo spiega il viso serio e perplesso di Berlusconi quando entra in macchina e va via in mezzo alla folla della strada nel centro di Roma, dove spunta pure l’ex “responsabile” Antonio Razzi, che nel 2010 aiutò il Cavaliere a salvarsi dall’assalto di Gianfranco Fini e ora quasi infierisce: “Silvio è venuto qui a scusarsi”. Come cambiano i tempi. E trasmettono addirittura l’immagine di un Salvini paciere. Ottimista: “Smentiti i gufi, siamo determinati a partecipare alle consultazioni con una delegazione unitaria – ribadisce – per poi offrire al più presto un governo all’altezza delle aspettative”. Il traguardo sembra davvero a un passo e a dare la cifra del lunedì della svolta sono le metafore zoologiche. Francesco Lollobrigida, cognato e consigliere di Giorgia Meloni, esce dalla sede del partito al tramonto e sorride: “La novità di oggi è che gli sciacalli sono rimasti senza pasto”.

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