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Non solo la bassottina Nina, cremata nell’estate del 2023 da una dogsitter a cui era stata lasciata la cagnetta per un periodo di vacanza. Sarebbero molti di più gli amici a quattro zampe fatti sparire dalla ragazza di Treviso a cui vengono lasciati in custodia gli animali. A dirlo ai microfoni della trasmissione Pomeriggio 5 qualche giorno fa è stata proprio la padrona di Nina, Stefania Guadagna. Al momento però, oltre alla sua denuncia già peraltro archiviata, ci sarebbero altri casi.
La denuncia
A fare la stessa fine di Nina dopo essere stati affidati alla stessa dogsitter sarebbero stati Elsa, un bulldog francese, e Ray, un golden retriever di 6 anni. Nei giorni scorsi il proprietario di quest’ultimo, Umberto Davide Pecoraro, residente nel Coneglianese ha sporto denuncia e raccontato che un giorno dopo l’affidamento alla trentenne trevigiana, era l’8 giugno, di Ray, il cane è morto. «Ho fatto intervenire immediatamente un’ambulanza veterinaria e ho fatto portare il corpo all’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, per un’autopsia», spiega Pecoraro.
L’autopsia
L’esito, che attribuirebbe la morte al collasso di un polmone, forse dovuto a un fatale colpo di calore, sembra prefigurare una negligente condotta nella custodia dell’animale, e la denuncia per maltrattamento e uccisione di animale, depositata per mano dell’avvocato Giuseppe Migliore, di Vittorio Veneto.
Il bulldog cremato
Agli atti c’è anche la testimonianza di Gianangelo Golfetto, residente a Mestre, altro habitué di quella «pensione per cani» al piano terra dell’abitazione dei genitori della dogsitter, che il 15 agosto 2023 riceve la notizia della morte di Elsa «era un bulldog francese di 5 anni – racconta -. La portavo anche in moto con me da quanto ci ero affezionato, era veramente parte integrante della mia famiglia. Due giorni dopo essere partito per una vacanza, sono stato avvisato che il mio cane era morto. La dogsitter ha fatto cremare l’animale, firmando i documenti al posto mio».
Riaprire l’inchiesta
L’assenza del «corpo del reato» nel caso di Nina, è una delle motivazioni che ha indotto il giudice del tribunale di Treviso ad archiviare questa prima querela, depositata a settembre 2023, da parte di Guadagna. «Il tam tam mediatico di questi giorni – spiega Pempinella – sta facendo emergere ulteriori maltrattamenti: tre casi di morti sospette e altre segnalazioni costituiscono una preoccupante serialità nei comportamenti di questa persona». L’auspicio è che la procura riapra il fascicolo.