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Ucraina-Russia, Draghi: “No ai soprusi”. Visita a Putin congelata, scontro Di Maio-Mosca

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FIRENZE – Ora che i venti di guerra sembrano inarrestabili, Mario Draghi deve fare i conti con una realtà scomoda: lo scontro totale tra Mosca e l’Occidente, l’imposizione di sanzioni dure, il conseguente rischio di uno shock energetico. È uno scenario incombente, vista l’escalation in atto. Una prospettiva che l’Italia avrebbe evitato volentieri, essendo tra i Paesi europei più esposti sul fronte dell’approvvigionamento del gas. Il tempo delle mediazioni, però, sembra sospeso. E il premier imprime un cambio di passo nell’approccio alla crisi. In visita a Firenze a un evento della Cei, condanna con inedita durezza la posizione di Vladimir Putin: “Gli eventi in Ucraina – scandisce in un passaggio aggiunto all’ultimo per integrare il discorso ufficiale – ci portano a ribadire che le prevaricazioni e i soprusi non devono essere tollerati“. E si prepara al Consiglio europeo di oggi avendo chiaro l’obiettivo di proteggere la ripresa italiana. Non dividendo il fronte degli alleati sull’inasprimento delle misure contro la Russia. Ma poi, in prospettiva, riprendendo la battaglia a Bruxelles per favorire acquisti e stoccaggi comuni di gas. Una priorità su cui Draghi batte ormai da mesi.

Salvini anti sanzioni, Conte cauto. Letta: “Troppe posizioni filorusse”

di
Lorenzo De Cicco

Giovanna Vitale

23 Febbraio 2022

È il giorno in cui si dissolvono sfumature, esitazioni tattiche, mediazioni diplomatiche. È Luigi Di Maio, di fronte al Senato, a informare i parlamentari di una circostanza resa inevitabile dalla tensione delle ultime ore: la missione del premier al Cremlino è congelata. E resterà tale finché non si produrrà una de-escalation. “Stamattina ci siamo coordinati con il presidente Draghi – informa il ministro – circa i prossimi passi da compiere per favorire una soluzione diplomatica. Riteniamo tuttavia che non possano esserci nuovi incontri bilaterali con i vertici russi finché non ci saranno segnali di allentamento della tensione. Una linea adottata nelle ultime ore anche dai nostri alleati e partner europei”.

È un passaggio chiave, per allineare completamente Roma a Washington e agli alleati continentali. Una mossa che arriva dopo giorni in cui anche il capo dell’esecutivo aveva sposato un approccio più defilato, oltreché cauto sulle sanzioni, tanto da attirarsi le critiche del Wall Street Journal. La minaccia concreta di invasione russa stravolge ogni equilibrio e spinge il responsabile della Farnesina a posizionare l’Italia su una linea assai più rigida.

La reazione di Mosca è immediata. Quella di Di Maio è “una strana idea di diplomazia”, attacca sprezzante il ministero degli Esteri russo. E questo perché proprio la diplomazia è “stata inventata per risolvere situazioni di conflitto e alleviare la tensione”, non per “viaggi vuoti in giro per i Paesi ad assaggiare piatti esotici ai ricevimenti di gala”. Un affondo che la Farnesina preferisce ignorare: “La Russia? No alle provocazioni – è la controreplica – l’Italia è impegnata a trovare soluzioni diplomatiche per scongiurare una guerra”.

Sono avvisaglie di una crisi che con il passare delle ore travolge ogni tavolo di dialogo. Di certo, sembra consumarsi il tempo delle mediazioni tentate da alcuni partner europei, a partire da Emmanuel Macron. L’Italia chiede di andare oltre il formato Normandia, proponendo che sia l’Unione nel suo complesso a trattare con Putin: “Vogliamo concentrarci su ogni iniziativa diplomatica che possa scongiurare la guerra – sottolinea Di Maio – Occorrerà compiere una valutazione approfondita, soprattutto con Germania e Francia, sulle reali prospettive del formato Normandia e del Gruppo Trilaterale di contatto alla luce del duro colpo inflitto dalla Russia agli accordi di Minsk”. Dovrà insomma essere l’Europa a muoversi per un negoziato, assieme alla Nato e all’Osce.

Nodi che saranno lambiti già stasera, nel corso del Consiglio europeo. Draghi, intanto, cerca di mantenere separati il filone politico e quello diplomatico. Conferma la visita a Firenze. E anzi, sceglie proprio questo palcoscenico per annunciare la fine dello stato d’emergenza il 31 marzo. L’applauso liberatorio del Teatro del Maggio fiorentino dimostra la sofferenza di questi due anni di pandemia che ha messo in ginocchio una delle principali città d’arte del mondo. Un modo, quello di Draghi, per difendere la ripresa italiana. E per cercare di rassicurare un Paese che vede allontanarsi il Covid ed è alle prese con una drammatica escalation alle porte dell’Europa.

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