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E la gogna grammaticale si scatenò sul neopresidente della Camera Lorenzo Fontana. Reo di avere scritto per ben due volte “inpiegato” al posto di impiegato, in un modulo depositato a Montecitorio nel 2018. Su Twitter la folla dei grammatici improvvisati si è naturalmente scatenata, ricordando le due o tre lauree vantate da Fontana. Ma gli ignoranti saccenti mantengano la calma. Anche se è difficile crederci, per dire, c’è stato un tempo in cui si poteva scrivere perfino “quore”. L’emblema dello svarione ortografico!
Nel Trecento – racconta Matteo Motolese nel suo ‘L’eccezione fa la regola’ (Garzanti) – “la grafia con la q circolava a fianco a quella con la c”. È la prova che la norma è instabile, l’errore non è errore da sempre e per sempre. Un bambino che impara a scrivere fa una gran fatica, e inciampa spesso: sulle doppie, e sulla n al posto della m prima di consonante labiale (p e b).
Che inciampi un plurilaureato è grave? Abbastanza. E non fa tenerezza. Inizia oggi la settimana della lingua italiana, e “inpiegato” non è buon incipit. Ma peggio dello strafalcione è lo scarsissimo allenamento alla lettura e alla scrittura, la sciatteria che si mescola alla presunzione, a un certo esibito disprezzo della cultura (salvo rivendicare le proprie lauree: tipico!). Il peggio è avere ai vertici delle istituzioni – e non dall’altroieri – parecchi “inpiegati” di uno smargiasso analfabetismo funzionale.