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“Stop ai teatrini”, “La parola agli italiani”, “L’Italia è stata tradita, tu sei con noi?”. Basta dare uno sguardo agli account social dei principali leader politici per intuire la piega che prenderà questa campagna elettorale: un po’ revival, estremamente polarizzata e molto ‘boomer’, specialmente su Instagram e Tiktok. I social su cui tutti vorrebbero puntare per catturare i giovani, ma che ancora nessun leader di partito ha imparato a padroneggiare. “Dal punto di vista comunicativo non sarà una campagna innovativa – dice Dino Amenduni, socio, comunicatore politico e pianificatore strategico dell’agenzia di comunicazione barese Proforma – non c’è il tempo, dura appena due mesi. E rispetto a quella del 2018 sarà ancora più polarizzata, aggressiva e di basso profilo nei temi e nelle conversazioni. Non ci sarà molto spazio per l’approfondimento”.
La partita quindi si giocherà nuovamente sugli slogan, sugli attacchi per screditare l’avversario politico di turno e sui contenuti populisti studiati per solleticare la pancia degli elettori. Una strategia oggi ancora valida su Facebook, ma che su Instagram è ormai in parte sorpassata. Dall’ultima elezione del 2018, infatti, questo social si è lentamente trasformato da un diario fotografico personale a uno dei principali megafoni per l’attivismo sociale e politico dei giovani. Dove a creare le opinioni non sono i politici ma gli influencer.
Qui il consenso e l’aggregazione si costruiscono sulla condivisione di ideali e di cause, e spesso l’adesione a una battaglia non indica necessariamente il disinteresse per un’altra. A molti politici però tutto questo sembra sfuggire. “Dalla logica della polarizzazione non si esce – dice Christian Ruggiero, professore di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi al dipartimento di comunicazione e ricerca spciale della Sapienza – siamo in campagna elettorale e la regola è demonizzare l’avversario. Non hanno capito a pieno la logica di questo social, sono rimasti ancorati ai meme”. Strumento utile per raggiungere anche chi non vuol sentir parlare di politica, ma forse non sufficiente per conquistare la fiducia e trasformare un utente in un sostenitore. “Non c’è voglia di ascoltare, gli spunti che tireranno fuori saranno legati all’attualità, un fatto di cronaca o legato alla politica internazionale – aggiunge il comunicatore di Profoforma – ma senza scendere nei dettagli o nel contesto”.
“Cambiare approccio ora – aggiunge Amenduni – e per esempio trattare in campagna elettorale un tema caro ai giovani senza averlo mai considerato prima potrebbe avere un effetto boomerang. Risulterebbe poco credibile”. Un primo caso è la svolta ecologista di Silvio Berlusconi, che, in una sorta di greenwashing elettorale, ha promesso di piantare un milione di alberi all’anno. Così continuano a puntare alla fetta più grande dell’utenza di Instagram, quel 70% fatto da under 34, parlando la lingua del restante 30.
La contro-campagna degli influencer
“Quello che mi immagino è piuttosto una campagna parallela degli influencer – suggerisce il comunicatore politico – con i loro contenuti saranno pronti a smentire dichiarazioni false o decontestualizzate e a smascherare chi si appropria di cause all’ultimo momento. Non mi aspetto che diano indicazioni di voto precise, ma qualcosa di più generale: un generico invito a votare per i partiti che si sentono vicini alla propria causa. Ma soprattutto credo che faranno molto pressing per spingere i giovani al voto”.
Tiktok il grande assente
Totalmente dimenticato invece Tiktok, su cui al momento sono presenti solo il leader della Lega Matteo Salvini, di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e l’ex premier Giuseppe Conte, del Movimento 5S. “Qui ancora più che per Instagram, la logica d’azione dei politici è quella del ‘purché se ne parli'”, spiega Ruggiero. “Ci si affida ai meme che girano o si fanno video divertenti. L’importante è esserci, non importa come”. Per capirlo basta vedere il contenuto che più ha ottenuto visualizzazioni sul profilo di Salvini, che tra i tre è quello con più follower: quasi due milioni di visualizzazioni per un filmato in cui c’è lui che saltezza.
Così a questo social per ora è delegato il compito dell’intrattenimento. “Ancora non viene tenuto in considerazione – spiega il docente di comunicazione – perché gli adulti non sanno usarlo, l’età dei suoi utenti è mediamente molto bassa e perché non sono ancora chiari gli algoritmi che lo regolano e i dati che si possono estrapolare e analizzare per creare pubblicità mirate”.
Facebook e Televisione non tradiscono mai
Così per spostare l’elettorato si punterà ancora una volta su Facebook. “Linguaggi e meccanismi sono ormai noti e qui c’è ancora il cuore dell’elettorato, anche per l’età anagrafica del nostro Paese”, sottolinea il professore della Sapienza. Ma non solo.”Con agosto di mezzo e i tempi così brevi, prevedo una concentrazione massiccia della comunicazione su mezzi più tradizionali come televisione e radio – aggiunge il comunicatore barese – Agosto sarà un’incognita che inciderà molto sulle valutazioni strategiche. Quanta pressione mettere in un mese di vacanza? Meglio partire subito o meglio a settembre, per non risultare assillanti e invadenti? Non escludo due campagne: una ad agosto, con un ritmo più lento, in cui ancora non si conoscono ancora le candidature, e una più classica a settembre, quando il quadro sarà più definito, con tempi strettissimi”.
In questo scenario uno strumento fondamentale nello sprint finale sarà la pubblicità sui social. Rispetto alle elezioni del 2018 però non sarà altrettanto facile. “Con l’entrata in vigore del regolamento sulla protezione dei dati personali, molte informazioni raccolte anche con le europee del 2019 probabilmente non saranno più utilizzabili – spiega Amenduni – per cui dovranno raccoglierne di nuovi nel minor tempo possibile se vogliono ricorre a pubblicità microtarghettizzate”. C’è poi ‘incognita del silenzio elettorale. “Per le presidenziali del 2020 negli Stati Uniti Meta aveva previsto una settimana di silenzio su Facebook prima del giorno voto. Non sappiamo se lo introdurrà anche qui. E questo potrebbe accorciare ulteriormente i tempi della campagna”. “Di certo – conclude Amenduni – si tratta di una campagna atipica”. Non sappiamo a quali risultati porterà, ma sappiamo “sarà piena di difficoltà e di insidie”.