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Un referendum per la cittadinanza italiana. Un quesito sullo ‘ius soli’ per abrogare la legge in vigore con il risultato di unire il riconoscimento della cittadinanza alla nascita sul territorio italiano: in altre parole, chi è nato nel nostro Paese da genitori stranieri è italiano a tutti gli effetti.
L’ipotesi, lanciata da Riccardo Magi segretario di +Europa, è quella di un vero e proprio referendum con firme raccolte sulla piattaforma digitale messa in funzione da qualche giorno e usata per l’Autonomia differenziata. Con l’obiettivo di “fare fronte comune”, come spiega lo stesso Magi, e dunque di coinvolgere le altre forze politiche di opposizioni, ma anche associazioni, terzo settore laico ma anche cattolico. Come avvenuto, appunto, per la raccolta firme in sostegno del referendum contro il ddl Calderoli, che in soli dieci giorni ha superato sul web il quorum delle 500mila firme.
+Europa vuole quindi provare ad abrogare alcuni passaggi della legge in vigore, quella del 1992. Nello specifico la parte della norma che impone a chi nasce in Italia di richiedere la cittadinanza solo al compimento dei 18 anni e ha vissuto qui dalla nascita fino alla maggiore età senza interruzioni.
Il testo è ancora in via di definizione ma Magi è già al lavoro. In queste ore sono stati avviati i primi contatti con i leader degli altri partiti di opposizione, a partire da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs. Tutti sembrano d’accordo sul voler modificare la norma. Compresa la segretaria del Pd, Elly Schlein, che a gennaio scorso, nel suo intervento alla conferenza nazionale “Prima le persone” sul tema delle migrazioni al Nazareno, aveva osservato: “Sulla riforma della cittadinanza ci sono delle ferite aperte che abbiamo vissuto in questi anni. Siamo qui per riprendere quella battaglia una volta per tutte. Questa è una battaglia giusta che il Pd sostiene perché è una battaglia di civiltà: chi nasce o cresce in Italia è italiano o italiana e nessuno può togliergli questo diritto”.
Per Magi è necessario “creare una rete più ampia possibile perché fino a 10 anni fa la cittadinanza era un tema trasversale, tutte le forze politiche sostenevano che andasse riformata. Poi Salvini ha avviato una campagna populista contro l’immigrazione e si è tornati indietro. Il tema è quasi uscito dall’agenda politica, ma rappresenta ancora un’ingiustizia. Ora c’è bisogno di riprendere questa battaglia e dire basta a questa ghettizzazione”.