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Vaccini contro il Covid, l’immunologo Cossarizza: “In autunno un nuovo farmaco che copra più varianti”

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È iniziato il percorso che porterà al via libera alla quarta dose anche nel nostro Paese. La novità non riguarderà la popolazione generale, visto che anche Ema ha detto che al momento non ci sono prove sulla necessità di fare a tutti una nuova somministrazione dopo la terza, ma solo agli immunodepressi. Cioè coloro che hanno subito trapianti o soffrono di determinate patologie che abbassano le difese o ancora che, come ad esempio i malati oncologici, prendono farmaci che riducono l’azione del sistema immunitario. Si tratta di un numero di cittadini compreso tra 500 mila e un milione.

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È presto per dire se la quarta dose servirà per tutti. “Se mai ne avremo bisogno, credo che sia comunque dopo l’estate, visto che la protezione della terza dose è molto buona”, spiegaAndrea Cossarizza, immunologo dell’Università di Modena e Reggio Emilia. In questo momento i dubbi sono molti, tra l’altro adesso è impossibile dire quali vaccini serviranno. “Sicuramente avremo bisogno di prodotti che coprano più varianti, stimolando anche un meccanismo di risposta cellulo-mediata, non solo quello degli anticorpi. E dobbiamo capire se serviranno solo per certe categorie di cittadini, cioè per anziani e fragili, per cui è sempre raccomandato quello dell’influenza”. Molti ritengono che sia così. “È uno scenario possibile e forse il migliore. Però dobbiamo stare in guardia, pensare alla strategia da adottare se in futuro dovessimo tornare a vaccinare tutti, semmai contro una nuova variante”. 

Il ministero alla Salute ha chiesto ad Aifa di esprimersi e l’agenzia ha già fissato, nei prossimi giorni, la riunione in cui si discuterà la novità. Verranno osservati i dati a disposizione, anche quelli basati sulle esperienze di altri Paesi come Israele, poi molto probabilmente arriverà il via libera. Tra l’altro la definizione di “quarta dose” non è considerata appropriata dai responsabili della sanità. Si preferisce usare il termine “booster” perché dà meglio l’idea di quale sarà la novità. Per gli immunodepressi, infatti, in una circolare del ministero alla Salute del settembre dell’anno scorso si è specificato che la terza somministrazione viene definita “addizionale” e va fatta entro 28 giorni dalla seconda, perché si considera, visto la maggiore fragilità di quelle persone, come completamento del ciclo vaccinale primario. Viene infatti somministrata “al fine di raggiungere un adeguato livello di risposta immunitaria”. Per la popolazione generale invece, la terza dose è un richiamo successivo al ciclo primario, da fare entro quattro mesi dalla seconda somministrazione.

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Gli immunodepressi dovranno fare il richiamo dopo almeno 120 giorni dalla conclusione del ciclo primario. Probabilmente già dalla prossima settimana le Regioni saranno invitate dal ministero a procedere. Tra queste ce n’è una che in realtà aveva già iniziato ed è il Piemonte. Sulla base di uno scambio di messaggi con gli uffici dello stesso ministero, l’assessorato alla Salute aveva iniziato a organizzare la somministrazione delle quarte dosi (e alcune sarebbero pure state fatte) ma poi è arrivato lo stop da Roma con l’avvertenza che la comunicazione era stata solo uno scambio informale tra tecnici e che per l’avvio della campagna sarebbe stato necessario appunto il via libera dell’Aifa. Il Piemonte ha così dovuto fare dietrofront considerato anche che nessun’altra Regione aveva seguito l’esempio.

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