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Sono circa 50.000 i ragazzi che compiono 12 anni a dicembre e rischiano di passare le festività rimanendo tagliati fuori dai programmi della famiglia, tra ristoranti, cinema, spettacoli. Sono i giovani che (in attesa dell’arrivo del vaccino per i più piccoli) non si sono potuti ancora vaccinare e non potranno farlo prima del giorno del loro compleanno. Ma, ammesso pure che riescano a fare l’iniezione, proprio al primo giorno utile, per i successivi quindici non avranno un Green Pass valido. E dunque, pur essendo già entrati nella fascia di età per cui è previsto l’obbligo di esibire la certificazione verde per accedere in molti luoghi, e pur avendo fatto la prima dose, non potranno comunque partecipare a tante attività. Una limitazione che diventa un oggettivo problema per le famiglie soprattutto durante le feste in cui si programmano viaggi, vacanze, riunioni di famiglia al ristorante, il classico cinema o spettacolo di Natale. E anche per andare a scuola utilizzando i mezzi pubblici per continuare ad andare in palestra o piscina, anche se hanno già fatto la prima dose, i dodicenne dovranno continuare per due settimane a fare tamponi ogni 48 ore. Una falla nella normativa per la quale, almeno per il momento, al ministero della Sanità non è stata prevista alcuna deroga.
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Ma sempre per chi ha quasi 12 anni ci sono questioni anche sanitarie, legate al vaccino. Quello pediatrico contiene un terzo di principio attivo rispetto a quello degli adulti, cioè 10 microgrammi contro 30. Quindi un bambino di 11 anni e 11 mesi che potrà essere vaccinato a partire da metà dicembre, avrebbe il dosaggio pediatrico. Se i suoi genitori aspettano due o tre settimane, cioè dopo che ha compiuto i 12 anni, la dose è molto superiore. Questo sta creando dei dubbi nelle famiglie.
È meglio richiedere subito la somministrazione per i bambini che si avvicinano al dodicesimo anno di età oppure aspettare? “La risposta è certamente molto difficile – dice Andrea Cossarizza, immunologo dell’Università di Modena – Questo problema si pone per qualunque intervento medico (o anche non medico) che consideri come parametro fondamentale una qualunque età. Ma forse bisognerebbe prendere in considerazione qualche fattore legato allo sviluppo fisiologico del bambino, ad esempio, in quale percentile delle curve di crescita si trova”. Si torna quindi sempre all’importanza del rapporto con il pediatra o la pediatra. È infatti quel professionista che può consigliare le famiglie in questo caso come in altri. Paolo Biasci, presidente del sindacato dei pediatri di famiglia Fimp spiega che “I limiti vanno rispettati e del resto per i farmaci pediatri ci sono sempre. Bisogna valutare il singolo caso. Una cosa però è lo sviluppo puberale e l’altra è la capacità di risposta dell’apparato immunitario. Non vanno di pari passo. È chiaro che l’apparato immunitario dei più piccoli è già sviluppato”.
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