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I dati, visti uno a fianco all’altro, fanno impressione. E sebbene non restituiscano, da soli, la drammaticità di certe immagini ormai ben note, rendono l’idea di quanto tutti i territori che si affacciano su un mar Mediterraneo sempre più caldo ormai debbano considerarsi a rischio. E sapere prendere, in anticipo e in tempo reale, le contromisure.
L’Agenzia regionale per l’ambiente della Liguria (Arpal) ha confrontato le quantità di pioggia cadute nella devastante alluvione di Valencia con i nubifragi “storici” in Liguria: terra che in autunno, per caratteristiche orografiche (mare caldo, monti a un passo dalla costa, innesco perfetto per le convergenze con i venti fretti da nord e i conseguenti fenomeni stazionari) negli ultimi decenni ha vissuto diversi eventi drammatici. Pur senza raggiungere i dati apocalittici, in quanto a vittime, registrati in Spagna.
I numeri dei disastri genovesi
Ebbene la tabella Arpal mostra come nell’alluvione del 4 novembre 2011, che a Genova fece sei vittime, in mezz’ora sia caduta più pioggia che a Turis, in provincia di Valencia, lo scorso 29 ottobre: 107 litri per metro quadrato, contro i 102 registrati nel Comune spagnolo.
Mentre se si va indietro fino all’alluvione di Genova dell’8 ottobre 1970, quando nel capoluogo ligure il numero di morti arrivò fino a 35 più 8 dispersi, la pioggia caduta nell’arco delle 24 ore fece segnare 948 millimetri, mentre Turis ne ha segnati 771.
La stazionarietà in Spagna
Per spiegare l’entità dell’apocalisse valenciana bisogna allora andare a vedere i numeri sulle tre e soprattutto sulle sei ore: in quest’ultimo arco temporale i millimetri caduti a Turis sono stati 620, mentre nel savonese il 4 ottobre 2011 furono 415, un dato comunque impressionante.
I consigli di Arpal
L’agenzia ligure dà poi una serie di consigli: «L’allerta non è certezza di disastro e, in caso di evento, non blocca l’acqua – alcuni danni saranno comunque inevitabili; sensibilizza e suggerisce di adottare comportamenti appropriati per limitarli e di avere meno vittime!».
E ancora: «Se siamo preparati e sappiamo come comportarci, prendendo confidenza con l’allerta, le fonti e gli strumenti – come il radar meteo presente nella app Meteo3R – che ci permettono di capire cosa sta succedendo intorno a noi, abbassiamo il rischio per noi e per chi è insieme a noi».
Infine: «Prima dell’evento spostiamo la macchina, a evento in corso non usciamo di casa e – a seconda delle zone – saliamo ai piani alti».
«Nessuno si salva da solo»
Arpal conclude con un invito: «Previsioni, aggiornamenti ufficiali, dati certificati, comportamenti indicati da protezione civile: nessuno si salva da solo o ha la soluzione in tasca per tutti. Il sistema è perfettibile, ma va capito e applicato per come è. Le immancabili polemiche non hanno mai contribuito a migliorarlo: usiamo il tempo e l’energia che le alimenta per approfondire la conoscenza del sistema di allertamento».