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Grosseto — «A Salvì, stai a rosicà ehhh!». Un tramonto struggente fa capolino nella hall dell’albergo che battezza il movimento di Roberto Vannacci quando in video appare il Matteo Salvini. Mugugni diffusi in sala, parte qualche “buu”, gente che scuote la testa: il popolo del generale ha già rottamato il leader. Marina di Grosseto, hotel terme Leopoldo. Cinquecento persone per il militare eurodeputato: trumpisti, il ritorno di Alemanno, leghisti radical, colonnelli, ambasciatori, un discendente di Garibaldi, gente che si definisce “fascista” (acclamata), volti Casapound.
Seconda assemblea nazionale del Mondo al contrario, 1.600 soci, che ora diventa “movimento politico”. Calendari 2025 del generale a ruba con vignette su Paola Egonu e sul campo largo che diventa “campo santo”, le hostess con l’anello nero e la “X” della famigerata Decima. «Non faccio il partito, non faccio l’Opa: il movimento aiuterà la Lega» spiega sornione Vannacci giurando e spergiurando «nessuna concorrenza a Salvini, ci siamo sentiti, non ha niente in contrario. E nel futuro della Lega ci siamo tutti e due».
Ma il leader non sembra fidarsi. Nel pomeriggio si videocollega all’evento: «Uniti si vince, insieme faremo lunga strada» avverte il ministro. La platea rumoreggia: «Vannacci, scaricalo questo!» grida Walter Cara, romano. Insofferenza. E quando Salvini difende Netanyahu parte pure qualche fischio.
Sembra che i due si misurino. E mentre la Lega crolla, Vannacci si mette in proprio: «Se faccio una lista Vannacci? Se serve perché no. Zaia l’ha fatta». All’assessore leghista veneto Marcato che lo ha accusato di usare il partito come un taxi ribatte «forse aveva bevuto».
Una corrente? Un partito nel partito? «Vogliamo pesare. In Toscana alle regionali ci saremo» assicura il generale. Se con una lista ancora non si sa. I leghisti toscani lo temono. «Lo vedete che tsunami di persone» gongola Vannacci. «Segretario della Lega? Oggi non sarei in grado, ma nella vita non si sa mai» scherza mentre il braccio destro Filomeni rivendica di dissentire rispetto alla «premier, la signora della Garbatella» sull’invio di armi all’Ucraina. In sala tutti hanno il calendario, vero must del raduno: c’è pure una vignetta sulla non italianità della Egonu. Il generale rivendica: «Non è razzismo, è realtà. Un sito gay ha attaccato mia moglie perche è rumena. Ma io ne vado fiero. E lei pure. È realtà».