Testata Giornalistica registrata al Tribunale di Napoli n. 3830/21

VIES Newsletter

Gratuito / Prova ora

Testata Giornalistica registrata al Tribunale di Napoli n. 3830/21

Ventimiglia, iniziato il processo per il brutale pestaggio del migrante che pochi giorni dopo si suicidò

[ Leggi dalla fonte originale]

Qualcuno si ricorda la storia di Moussa Balde? Se lo chiedevano nei gironi scorsi i giovani attivisti dell’associazione Alternativa Intemelia alla vigilia del processo, iniziato oggi, contro tre persone accusate di lesioni.

Il titolo del reato, nella sua asetticità, non racconta tutto.  Moussa Balde era un 23 enne scappato dalla Guinea, che a Ventimiglia, il 19 maggio 2021 venne brutalmente picchiato – un video divenuto virale immortalò la scena -e poi rinchiuso nel centro di detenzione di via Brunelleschi a Torino. Qui, quattro giorni dopo si impiccò. Era un migrante senza documenti, voleva raggiungere la Francia, a Ventimiglia, limbo di un’Europa che si dice accogliente ma erige muri, il suo sogno finì con un pestaggio. Troppo da sopportare, e si uccise.

Sul banco degli imputati ci sono Ignazio Amato, 29 anni, di Palmi (Reggio Calabria), Francesco Cipri, 40 anni, e Giuseppe Martinello, 45 anni, entrambi originari della provincia di Agrigento. Il fratello di Balde, Thierno Amadou, presente in aula, e i genitori, si sono costituiti parte civile. I tre imputati erano presenti all’udienza di oggi.

Il giudice monocratico Francesco Minieri ha accolto l’istanza di parte civile dei congiunti, presentata dall’avvocato Gianluca Vitale, rigettando quella di tre associazioni.

Il pestaggio avvenne in via Roma. Secondo quanto riferito dal legale dei tre imputati, l’avvocato Marco Bosio, uno di loro, Cipri, subì un tentativo di furto da parte di Balde. Per questo motivo, dicono i tre, ci fu una reazione.

Ma secondo un’altra versione il giovane africano stava solo chiedendo l’elemosina e fu picchiato per ragioni puramente xenofobe.

Va ricordato come a Ventimiglia, la presenza id molti migranti sia stata negli anni motivo di tensione e anche l’aiuto fornito da volontari e associazioni contrastato anche da ordinanze, quali quella di vietare di dare da mangiare in strada, decise da amministrazioni di sinistra.

 Balde fu aggredito con un portacenere e dopo le cure in ospedale venne dimesso con una prognosi di 10 giorni. Poichè sprovvisto di permesso, fu mandato al Cpr di Torino. “Nessun essere umano può accettare l’aggressione che ha subito mio fratello a Ventimiglia e nel centro Cpr di Torino – ha detto il fratello della vittima -. A nome di tutta la mia famiglia chiedo giustizia. Moussa era il più giovane, ha studiato, ha attraversato il Mediterraneo e tutto quello che ha fatto lo ha fatto per le speranze della sua famiglia”.

Per l’avvocato Vitale doveva essere contestata anche l’aggravante dell’odio razziale. “Purtroppo, noi non siamo d’accordo sulla decisione della Procura di non contestare l’aggravante dell’odio etnico in questa aggressione – ha detto -, perché la virulenza con cui è stata condotta non possa non celare anche un senso di superiorità nei confronti della vittima”. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 9 dicembre.

Il Portale Web dell’informazione libera

VIES TV

L’articolo che hai letto è stato di tuo interesse?

Scopri gli articoli correlati e lascia un commento!

Contattaci per info e collaborazioni.

Tags

Condividi questo post:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vuoi restare aggiornato sulle ultime news e le nuove uscite della nostra Web TV?
Iscriviti alla nostra Newsletter, ti invieremo solo informazioni utili e di valore.

Iscriviti alla nostra Newsletter mensile

Ricevi notifiche e riepiloghi delle notizie del mese

Non ti invieremo mai nessuno spam,
solo contenuti utili e di valore.

Il portale web dell’informazione libera.