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Verona, la tentazione degli uomini di Tosi: “Andiamo al mare”

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VERONA – “Vuole sapere la verità? Domenica tanti tosiani avranno di meglio da fare. Andranno al mare o in montagna. L’estate è iniziata e questa storia in fondo non ci riguarda più”. L’architetto Gian Arnaldo Caleffi fotografa così l’umore del popolo di Flavio Tosi, quel 23,88 per cento che domenica può fungere da ago della bilancia nel cruciale ballottaggio di Verona. Da una parte Federico Sboarina, 51 anni, il sindaco uscente, sostenuto da Lega e Fratelli d’Italia, dall’altra Damiano Tommasi, 48 anni, l’ex centrocampista di Verona e Roma, che da civico di centrosinistra prova a fare la storia. Due Italie opposte.

Caleffi è stato uno dei registi della campagna di Tosi. Nella Prima Republica fu craxiano, poi passò in Forza Italia, alla vigilia del voto Tosi lo aveva indicato come assessore in caso di vittoria. Dice: “Flavio è stato chiaro, l’altra sera: Tommasi non lo possiamo votare, perché siamo di centrodestra, ma non ha nemmeno detto che bisogna scegliere Sboarina. Avevamo chiesto l’apparentamento. Non ci hanno voluto”. Né con Sboarina, né con Tommasi, insomma. E il vento in città da che lato gira?, gli chiediamo. “Direi che tende verso Tommasi. Anche in ambienti insospettabili, ma come diceva Flaiano l’italiano è uno specialista nel correre in soccorso al vincitore”.

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di
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Verona si stropiccia nell’afa di questa prima giornata d’estate. I tosiani quindi andranno al mare. “Tosi ha tutto l’interesse che vinca Tommasi”, ragiona Nadir Welponer, che a 73 anni esprime la coscienza della sinistra operaia. Conosce la città nelle sue pieghe più profonde, “Verona è moderata e radicale allo stesso tempo”, sfata i luoghi comuni. “E Tommasi è radicale”, aggiunge subito. “Ho sempre sostenuto che dovesse presentarsi come autonomo”, precisa. Welponer iniziò come operaio metalmeccanico alle Fonderie Biasi, poi l’incontro col Pci, la politica sempre all’opposizione, da consigliere comunale fu implacabile nel denunciare gli scandali di Tangentopoli, che mise in ginocchio la vecchia classe dirigente dorotea e socialista. “Tosi vuol dimostrare che senza di lui il centrodestra non vince. Sta già pensando alla candidatura alle prossime politiche con Forza Italia. Del resto i rapporti umani con Sboarina sono disastrosi, come si può pensare che faccia vincere il sindaco uscente?”.

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Se ci fosse stato l’apparentamento Tosi avrebbe ottenuto quattro assessorati, pretendeva il posto di vicesindaco per la moglie, Patrizia Bisinella. E un ruolo anche per la sorella, si mormora in piazza Bra. Ora se vince Sboarina i tosiani avranno due consiglieri, se trionfa Tommasi tre. Ma chi sono i tosiani? Ex leghisti, infatti la Lega ha preso solo il sei per cento. Cittadini ancora innamorati dall’ex sindaco decisionista. Pezzi del proletariato cittadino deluso dai partiti tradizionali. Renziani, subito passati con Tommasi però. Quel che resta dei berlusconiani, il Cavaliere qui aveva uno dei suoi feudi più prosperi. Il calo dell’affluenza dovrebbe favorire Tommasi. Alberto Bozza, tosiano di Forza Italia, dice che “sul web gira un videomessaggio di Sboarina, che chiede ai nostri elettori e a quelli di Tosi di votarlo perché apparteniamo tutti alla grande famiglia del centrodestra. Peccato che solo fino a una settimana fa Sboarina sosteneva che il centrodestra era solo lui, mentre noi giocavamo in un’altra squadra”. Dov’è la coerenza?, si domanda.

Sboarina ha chiesto un confronto pubblico al suo rivale, accusato di anteporre i valori ai programmi. Tommasi gli ha ricordato che un faccia a faccia ci sarà domani mattina, negli studi di TeleArena. “Forse non l’ha visto? Per il resto ho sempre partecipato ai confronti”. Tommasi batte la città palmo a palmo, quartiere per quartiere, dicono che gli imprenditori fanno la fila per parlargli. Ieri sera Sboarina in piazza San Zeno ha incontrato “tutte le donne” che lo sostengono “per condividere un momento speciale dedicato a voi”.

La lettera anti gender del vescovo don Giuseppe Zenti – una chiara stoccata al centrosinistra – (“la riscriverei, un vescovo ha il diritto di illuminare le coscienze”, ha detto dopo le polemiche a Famiglia cristiana), ha fatto arrabbiare molti preti di strada, ma in fin dei conti non dovrebbe poi spostare troppi voti. “Non bisogna cadere nella sua trappola”, ammonisce Welponer. “Meglio un saggio silenzio, rifiutando un terreno così scivoloso e penoso”. Come finisce domenica, chiediamo al vecchio compagno Nadir? “Non esistono città impossibili da conquistare, ma solo assedi sbagliati”, risponde. A Damiano Tommasi restano quattro giorni per completare l’impresa.

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