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Adesso l’asse mediterraneo alza la voce. Mario Draghi lo dice con chiarezza: ”Oggi siamo qui per spingere la Commissione Europea e gli altri Paesi membri ad adottare misure incisive, a tutela di tutti gli Stati Membri, in un settore decisivo per il nostro futuro: l’energia”. Villa Madama, mattina di sole pallido. Il premier accoglie i premier di Spagna, Portogallo e – sia pure in videoconferenza a causa del Covid – quello greco Mitsotakis. Ed è proprio presentandosi davanti alla stampa che insieme a Pedro Sánchez e Antonio Costa, il premier mette pressione alla Commissione in vista del summit che si terrà a Bruxelles il 24 e 25 marzo. Sono Paesi che sentono incombente la minaccia della crisi energetica prodotta dalla guerra decisa dalla Russia. Temono ripercussioni sociali. E che vogliono ”urgentemente”, come ripete Sánchez, misure drastiche: ”È già tardi, perché la situazione è d’emergenza. Emergenza economica e sociale. Non possiamo aspettare un giorno di più”. Anche perché la crisi energetica, aggiunge il premier greco Mitsotakis, “è un pericolo che minaccia la ripresa dopo la pandemia e può risvegliare anche l’incubo del populismo”.
La sfida non è quella di spaccare il continente, ma di unirlo a spingere il cuore oltre l’ostacolo: ”Abbiamo molte sfide comuni, a cui vogliamo trovare risposte comuni insieme a tutti gli altri partner dell’Unione Europea”. Anche per l’ex banchiere le parole chiave sono ispirate alla rapidità: ”Dobbiamo intervenire subito, per difendere il potere d’acquisto delle famiglie, sostenere il tessuto produttivo, proteggere la ripresa”. Essere veloci come accaduto per le sanzioni, aggiunge Draghi, con un pizzico di fastidio per la scelta franco-tedesca di non spendersi troppo – o addirittura ostacolare, come nel caso di Berlino – questa rivoluzione sul gas comune: ”L’Unione Europea ha reagito con unità e determinazione all’aggressione russa. Dobbiamo mostrare la stessa coesione e la stessa convinzione nel tutelare le nostre economie dalle conseguenze della guerra, in particolare dai rincari energetici”.
Il vertice nasce dall’idea di Sánchez di una missione a Roma per fare fronte comune con il presidente del Consiglio. E al Consiglio straordinario di Versailles diventa però asse mediterraneo, perché i Paesi della sponda Sud vivono esigenze simili. Queste: ”Una gestione comune del mercato dell’energia conviene a tutti. Stoccaggi comuni consentono di proteggerci a vicenda in caso di shock isolati. Acquisti comuni ci permettono di avere un peso negoziale migliore nei confronti dei fornitori. Imporre un tetto al prezzo d’importazione del gas e spezzare il legame tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità”. E quanto ipotizzato finora a Bruxelles non basta: ”È un passo nella direzione giusta, ma ora è necessario più coraggio”. Toccherà insomma agli Stati Membri, nel Consiglio Europeo, fare in modo che l’energia diventi una priorità condivisa a protezione dell’economia europea.”.
Sono risposte che servono adesso, insiste Costa: ”Il prossimo Consiglio non sia di nuovi rinvii – dice, per non lasciare dubbi – ma di decisioni concrete e immediate”. E sono risposte che i Paesi mediterranei chiederanno la settimana prossima con forza ricordando, come fa l’ex banchiere centrale, che l’energia che arriva dal Nord Africa e più in generale da Sud-Est deve essere trasportata passando per Italia, Spagna, Grecia.
Tutto questo per fronteggiare l’emergenza. Più in prospettiva, non va comunque abbandonato l’impegno alla transizione verde e alla conversione nella direzione delle rinnovabili, dicono in coro i quattro capi di governo.
L’ultimo messaggio è per la difesa comune, dossier di ”massima urgenza”. Per Draghi una priorità, che troverà spazio nella ‘Bussola strategicà di imminente approvazione. Perché la ”pace va difesa”, sintetizza Sánchez. È l’altra rivoluzione imposta dall’aggressione di Putin all’Ucraina.