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Vicenza, voleva sterminare tutta la famiglia l’uomo che ha ucciso ex e compagna prima di suicidarsi

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VICENZA – Non voleva solo uccidere l’ex moglie, colpevole di aver detto basta a violenze e umiliazioni. Per vendicarsi, voleva fare una strage: ammazzare anche i due figli, i genitori della donna che odiava, il suo nuovo compagno. Quando si è visto perduto, braccato da polizia e carabinieri, prima di tentare di farsi esplodere e infine di suicidarsi in auto, ha scelto di trascinare nel proprio inferno anche l’attuale fidanzata, Gabriela Genny Serrano, ex commessa venezuelana di 36 anni, residente nel Padovano e giustiziata con un colpo alla nuca. E’ finita in un’area sosta della tangenziale di Vicenza la vita spietata di Zlatan Vasiljevic, ex camionista bosniaco di 42 anni, trasformatosi in killer dopo oltre dieci anni di sevizie e minacce che la giustizia italiana non è stata nelle condizioni di impedire si trasformassero nell’ennesima, folle esecuzione annunciata.

Le tappe della giornata dell’orrore

La giornata dell’orrore, che ha paralizzato l’intero Vicentino e buona parte del Veneto, è cominciata poco prima delle 9.30 ai piedi di Monte Berico, a sud del capoluogo. Zlatan Vasiljevic si è appostato in via Vigolo, quartiere Gogna, e ha atteso che l’ex moglie Lidia Miljkovic, coetanea di origini serbe, raggiungesse la villa nel verde dove lavorava come colf. La donna, residente tra Altavilla Vicentina e Schio, come ogni mattina aveva appena portato a scuola la figlia di 13 anni e il primogenito di 16. L’omicida, uscito dal carcere a fine gennaio dopo una condanna per violenze e maltrattamenti contro la moglie, ha raggiunto la vittima ancora al volante della sua Audi A3 nera. In giornata avrebbero dovuto incontrarsi per definire questioni legali: Valisljevic ha invece estratto subito una pistola, detenuta illegalmente dai tempi della guerra nell’ex Jugoslavia, e ha cominciato a sparare.

Lidia Miljkovic, uccisa dall’ex Zlatan Vasiljevic (ansa)

“Una vera esecuzione premeditata”

Lidia Miljkovic è riuscita a uscire dall’abitacolo e ha tentato di scappare verso il giardino della famiglia presso cui faceva le pulizie: sull’asfalto, dove qualcuno ha deposto tre gigli arancioni, restano macchie di sangue per una ventina di metri, percorsi mentre il suo ex la crivellava con sette colpi. “Una vera e propria esecuzione premeditata – dice il questore Paolo Sartori – primo atto di un piano che pare fosse teso a sterminare la sua intera ex famiglia”. Non solo i sette spari hanno scosso il tranquillo quartiere dove ama vivere la ricca borghesia cittadina. Prima di darsi alla fuga, Vasiljevic, per seminare il terrore ed evitare che qualcuno potesse sbarrargli la strada, ha fatto esplodere un paio di granate. Le testimonianze di chi ha sentito le esplosioni hanno scatenato una gigantesca caccia all’uomo con teste di cuoio ed elicotteri, nella certezza che l’assassino stesse scappando con ulteriori ordigni, diretto verso le sue altre vittime.

Zlatan Vasiljevic, l’assassino (ansa)

I parenti messi in salvo

Una corsa contro il tempo: le forze dell’ordine, inquadrato il caso giudiziario sconvolgente e ben noto, si sono precipitate a prelevare i figli in classe, i genitori della donna ad Altavilla e il nuovo compagno, titolare dell’impresa di catering Food&Co. Sono finiti per ore protetti in questura, nell’incubo di essere raggiunti dal killer svanito nel nulla. “Denunce su denunce – dice il fratello Benedetto Mondello – tutto inutile, come le condanne. Vivevamo nel terrore, sapendo che Lidia aveva i giorni contati. La verità è che in questo Paese la violenza contro le donne è più forte della giustizia”.

L’intervento delle forze dell’ordine sull’auto dell’assassino-suicida (ansa)

Una persecuzione iniziata nel 2011

Dagli atti giudiziari riemerge una persecuzione cominciata nel 2011: continue minacce di morte, la testa della donna fracassata contro il frigo davanti ai figli, botte quotidiane. Nel 2019, dopo la separazione, la condanna per lesioni e il divieto di avvicinamento. L’assassino era tornato libero da cinque mesi, grazie al percorso di recupero presentato da un’associazione e approvato dal tribunale.  Vasiljevic– dice Lino Giorgio Bruno, capo della Procura di Vicenza – attualmente non era sottoposto a misure cautelari”.

I rilievi della polizia sul luogo del delitto, a terra il corpo di Lidia Miljkovic (ansa)

Bombe sulla strada

Non del tutto chiari i fatti seguiti all’omicidio. Mentre lo cercavano nei boschi tra i Colli Berici, Vasiljevic ha invece imboccato la tangenziale Sud a bordo della Mazda 2 grigia della fidanzata, forse già uccisa sul sedile posteriore. Lungo il percorso e sull’autostrada A4 che corre a fianco, erano già scattati i posti di blocco. L’omicida, in fuga verso est carico di bagagli, ha capito di essere in trappola. Attorno alle 10.15 ha lanciato una granata sull’A4, centrando, danneggiando e facendo esplodere i vetri di un furgone in transito. Un altro ordigno è rotolato inesploso nel fossato tra A4 e tangenziale.

Due morti in auto

Subito dopo, secondo il medico legale, ha deciso di suicidarsi. Si è seduto sul sedile posteriore, accanto alla compagna, e ha tentato di farsi esplodere nell’auto con un’altra bomba a mano. Lo scoppio non è bastato e Vasiljevic si è infine sparato in bocca: l’ultima granata in una mano schiacciata contro il ventre, una seconda pistola nell’altra. A trovare l’auto dell’orrore, attorno alle 15.30, un poliziotto che ha notato la targa segnalata dal mattino e il mezzo fermo nella piazzola con il vetro posteriore in frantumi.

Chiamati gli artificieri

C’era il pericolo che l’auto fosse pronta a esplodere: un obbligo l’intervento degli artificieri, la chiusura fino a sera della tangenziale e dell’autostrada in direzione Milano, il ritardato intervento del medico legale che ha certificato “da alcune ore” la morte di Zlatan Vasiljevic e di Gabriela Serrano. A Vicenza ora tutti denunciano che questo omicidio di una donna perseguitata, l’ennesimo in poche settimane, oltre che annunciato fosse evitabile. All’osservazione le autorità rispondono chinando la testa e abbassando gli occhi.

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