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Vini dealcolati, attenzione agli additivi e al consumo tra i giovani

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La produzione di vino dealcolato, regolamentato con un recente decreto ministeriale, sollecita una riflessione nel merito di questa pratica ma anche sulla produzione del vino in generale. Questo provvedimento era necessario: la produzione di vino dealcolato è già disciplinata in molte nazioni e si sta già ritagliando spazi importanti in fiere del settore. Mi pare quindi giusto che anche l’Italia abbia aperto a questa pratica perché, diversamente, avremmo patito una sorta di concorrenza sleale. Non vi sono, però, dubbi che dal punto di vista strettamente gustativo questi sono molto differenti da quelli oggi in commercio e la loro diffusione dipenderà certamente dal favore che incontreranno nella percezione del consumatore. L’alcol è un elemento essenziale nel gusto e nella piacevolezza del vino. Un rischio però che bisogna evitare è che, per compensare l’assenza dell’alcol, si cerchi di raggiungere le sensazioni organolettiche del vino classico addizionando aromi, zuccheri o altri additivi che possono essere dannosi alla salute. Non va nemmeno trascurato che il decreto disciplina anche i vini “parzialmente dealcolati”, con un titolo alcolometrico inferiore ai 8,5/9%, quindi vino non proprio senza alcol con il rischio che ve ne sia, soprattutto tra i giovani, un consumo poco prudente.

Le uve da usare

Veniamo a un altro punto complesso che riguarda la tipologia di uve da usare per questo tipo di vino. Molti produttori favorevoli sostengono che aiuterà a far sopravvivere alcune vigne a rischio di estirpazione e quindi a far vivere territori fragili. Temo però, visto che in Italia non si possono dealcolizzare vini a denominazione di origine protetta (Dop) e a indicazione geografica protetta (Igp), che per produrre questo tipo di vino si attingerà da zone vinicole poco pregiate e ad alta resa come ad esempio quelle di pianura. C’è anche un aspetto ambientale da prendere in considerazione. Uno dei procedimenti di produzione usato è quello dell’osmosi inversa (attraverso una membrana, i composti aromatici e fenolici vengono filtrati prima di rimuovere l’alcol per distillazione e successivamente reintegrati): un procedimento che richiede molta energia, in un periodo in cui si cerca di limitare l’impronta carbonica della produzione del vino che è già abbastanza alta.

Conoscenza e morigeratezza

Concludendo. I vini dealcolati possono forse rappresentare un’opzione alle bevande analcoliche classiche per chi per diverse ragioni non può o non deve bere alcol. Dall’altra parte per garantire la continuità di una produzione millenaria con salde radici in molte parti del mondo serve morigeratezza. Ad esempio sarebbe un errore grave dire, come spesso succede, con superficialità che il vino fa bene alla salute. Conoscenza e morigeratezza, sono elementi fondanti per una corretta educazione alimentare, ma, anche, garanzia per un piacere responsabile e questo vale non solo per il consumo del vino.

 

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