[ Leggi dalla fonte originale]
Chi è veramente Vittorio Sgarbi che oggi compie 70 anni, e che in settimana ha fatto parlare di sé per l’ennesima rissa televisiva con Giampiero Mughini? È divisivo. A destra in tanti lo ritengono uno dei massimi intellettuali italiani; a sinistra lo disistimano per la sua dismisura, uno che grida “capraaa!” ai suoi avversari: il primo a farne le spese fu Aldo Busi. E viene da chiedersi perché un uomo che ha raggiunto tutto, senta in età matura il bisogno di replicare i suoi eccessi nei salotti tv. Recita la parte dal lontano 1989, quando augurava al Costanzo show la morte di Federico Zeri. L’inizio del tele-trash. Una pagina non esattamente edificante. Il genere, come fece notare Filippo Ceccarelli ne Il teatrone della politica, consisteva in “personaggi estremi, sperimentati e video ingaggiati perché sostengano al meglio le proprie idee, e quindi picchino duro, in modo da rendere la trasmissione più viva e divertente”.
Il compleanno di Vittorio Sgarbi: “I miei 70 anni vissuti contromano tra arte, risse e 1.500 amanti”
di
Concetto Vecchio
Sgarbi è un “animale catodico”, nella definizione di Aldo Grasso. Ha collezionato ruoli. Critico e storico d’arte. Anchorman. Assessore a Milano. Sottosegretario. Sindaco di vari Comuni, ora amministra Sutri, nel Viterbese. È una maschera colta, ma anche legata al potere, quello berlusconiano soprattutto, di cui è stato più volte parlamentare. Per l’ascesa al Colle del Cavaliere ha brigato senza successo a gennaio. Un uomo che si fa discutibile vanto delle sue conquiste (“ho avuto 1500 donne!”), ma ancora così innamorato del suo mestiere da farsi aprire le chiese nottetempo. Non si contano le mostre che portano la sua firma, anche se ammette che lo chiamano soprattutto le amministrazioni di centrodestra; i rapporti con il ministro Dario Franceschini sono buoni, anche per via della comune origine ferrarese.
Sgarbi e Mughini, la rissa cattura-share: volano gli insulti, decollano gli ascolti
di
Antonio Dipollina
La sua famiglia è un pezzo della cultura italiana. La sorella Elisabetta dirige La Nave di Teseo e laMilanesiana; il padre Giuseppe, farmacista a Ro Ferrarese, giocava a tennis con Giorgio Bassani. Scrisse quattro libri in tarda età, uno dei quali – Lei mi parla ancora – Pupi Avati lo ha poi portato sul grande schermo. Lo zio, Bruno Cavallini, è stato un letterato ed è morto d’infarto negli anni Ottanta, la stessa fine che ha rischiato di fare Sgarbi una notte di sette anni fa in autostrada.
Sgarbi è proteiforme. Un bullo intellettuale. Alto e basso si mischiano inestricabilmente. Incarna un’idea esistenziale di certa borghesia moderata, che probabilmente si specchia segretamente nelle sue enormità. Ha posato nudo per l’Espresso, più volte si è fatto fotografare mentre sul water legge i libri di Di Maio e Renzi, ma il culmine di questo esibizionismo senza ritegno fu farsi riprendere mentre defecava alla vista delle telecamere delle Iene. Marina Ripa di Meana una volta a Spoleto gli gettò addosso un liquido giallo da un barattolo dove c’era scritto “Piscio d’artista”. Il leghista Enzo Erminio Boso lo prese a calci nel sedere. Ospite de l’istruttoria di Giuliano Ferrara venne schiaffeggiato da Roberto D’Agostino: era il 1991. Ha litigato persino con Mike Bongiorno. Portò a Montecitorio la pornostar Milly D’Abbraccio e dichiarò di avere sognato il matrimonio con l’onorevole Silvia Costa, lui che si è sempre detto contrario a convolare a nozze. Ha avuto tre figli da tre donne diverse, “sono contrario all’aborto”, ma una volta, forse per mania pallonara, disse che di figli illegittimi in giro ne aveva almeno quaranta. Poi smentì. Tumultuosa la sua vita notturna. Negli anni d’oro entrava ed usciva dai night con al seguito un codazzo adorante. Dà appuntamento per le interviste alle tre di notte.
E adesso ci vorrebbe la grande penna di Edmondo Berselli per raccontarlo, perché comunque è un capitolo controverso del nostro costume. Lo conoscono anche i ragazzi. Spopola sui social, dove non disdegna i selfie. Ed è in Parlamento da trent’anni esatti, il più longevo alla Camera, probabilmente anche il più colto, anche se alla fine verrà ricordato per quella volta che i commessi lo trascinarono fuori di peso. Per convinzione, o per calcolo, recita la parte del bastian contrario, talvolta assumendo posizioni inaccettabili come quelle sul Covid: a Sutri minacciò di multare chi portava la mascherina all’aperto. Fumantino, narciso, egocentrico, visto da vicino sa essere in realtà affettuoso e leale. Non è mai solo. In Parlamento vogliono omaggiarlo in tanti ogni volta che mette piede nel Transatlantico.
È stato seppellito dalle querele, centinaia di cause, il che conferma una natura incline al conflitto. Ha collezionato pure una condanna per truffa (sei mesi e dieci giorni, nel 1996) perché disertava il suo ufficio alla Soprintendenza di Venezia: una macchia che molti gli rinfacciano spesso.
Chi è veramente Vittorio Sgarbi? Un uomo che si definisce anti-italiano, ma che in realtà è italianissimo, ed ecco spiegato probabilmente parte del suo successo.