[ Leggi dalla fonte originale]
ZURIGO- Un’ingegnera toscana che ha sviluppato un progetto per azzerare le emissioni di Co2 in Svizzera entro il 2050. Una biologa friulana che ha scoperto un biomarcatore per la diagnosi precoce del Parkinson. Un ingegnere milanese che ha individuato test molecolari rapidi e soprattutto economici, del costo di cinque euro. Un professore che offre alle imprese un metodo per essere più innovativi e disporre di uno scopo sociale. Quattro talenti. Quattro destini. La fotografia di un pezzo d’Italia che oggi emigra.
Sono emozionati Viola Becattini, Paola Picotti, Michele Gregorini e Stefano Brusoni – mentre espongono i loro studi al presidente Sergio Mattarella. La sala dell’auditorium del Politecnico di Zurigo è gremita di studenti e professori. Vi studiano, in questo centro di eccellenza della ricerca, 1200 tra ricercatori e studenti italiani, e 27 docenti connazionali. “Talentuosi e creativi”, li definisce il presidente dell’università, Joel Mesot. Quelli che la stringatezza giornalistica definisce con una formula “cervelli in fuga” sono uomini e donne che provano a rendere, nella oscura fatica della ricerca, il mondo un posto migliore. Molti di questi progetti sono finanziati dalle imprese, che operano in partnership con il Politecnico.
E’ l’ultimo giorno della visita in Svizzera del Capo dello Stato. E l’ha voluta trascorrere qui, nell’omaggio a questa emigrazione intellettuale, molto diversa da quella operaia che si riversò dalle nostre campagne negli anni Sessanta. La Svizzera, che non fa parte della Ue, è da tempo un approdo per molti ricercatori specie nel campo scientifico. E’ un paese nel cuore dell’Europa che offre opportunità insperate da noi: innovativo, multiculturale, con una grande cultura del lavoro. E stipendi altissimi, ma anche il relativo costo della vita non ha eguali. Molti dei ventenni che disciplinatamente fanno la fila per ascoltare il Capo dello Stato non torneranno più in Italia.
Non è un problema per l’Italia che tutti questi ragazzi vadano all’estero, sovente senza fare ritorno? Mattarella, martedì sera, a Berna, ha risposto così a questa domanda di un giornalista svizzero: “Lo sforzo che l’Italia intende fare è rendere libera la scelta per i nostri giovani, offrendo prospettive concrete nel nostro Paese”. Andare via, ha aggiunto, “è una cosa positiva se avviene per libera scelta”, negativa se si verifica per l’impossibilità di trovare occupazione all’altezza delle proprie ambizioni. Ha quindi commentato: “E’ un tema rilevante, molto importante, all’ordine del giorno”.
Poco prima di entrare in aula Mattarella si era soffermato davanti a una insegna recante una frase di Francesco De Sanctis, che qui insegnò: “Prima di essere ingegneri voi siete uomini”. Mattarella la ripeterà nel suo discorso in aula magna. “Lo scambio di idee e l’incontro con giovani provenienti da diversi Paesi europei favorisce la formazione di un’autentica coscienza critica e mette in comune le esperienze. Democrazia e libertà – valori essenziali per tutti i popoli europei – hanno bisogno del sapere che le università alimentano. Non possono rinunciare al confronto delle idee e delle conoscenze che dalle università trae origine e impulso. L’attenzione riservata dal Politecnico all’insegnamento – accanto alle materie propriamente tecnico-scientifiche – delle discipline umanistiche riveste grande valore e rispecchia un’attenzione rivolta all’essere umano nella sua complessità”.
Medicina, ambiente, innovazione, fare stare meglio i poveri nel mondo. Alla fine il capo dello Stato stringe la mano con riconoscenza ai nostri quattro ricercatori. Cita Einstein: “La grande ricerca scientifica, come l’arte, è autobiografia della specie umana”. La fuga dei cervelli interpella la nostra classe dirigente.